Il Santuario mariano è un monumento di grande valore storico e spirituale. Domina il paesaggio del borgo e delle aree circostanti, affacciandosi sul complesso acquatico della Valle del Mincio, un ambiente naturale di grande rilievo e rara bellezza. Da un lato arricchisce il panorama delle acque, dall’altro si offre come punto di riferimento per chi lo osserva da terra, costituendo un contrappunto rinascimentale al complesso architettonico della città di Mantova, immerso nell’ampia pianura.

L’antico Santuario: tesoro di architettura, scrigno di storia e di fede

Il Santuario della Beata Vergine delle Grazie, in stile gotico lombardo, presenta un’ampia volta che copre un’unica navata, modificata nel Cinquecento. All’esterno accoglie i visitatori con un porticato semplice ed elegante, impreziosito da tre pinnacoli che svettano sulla facciata. Nel loggiato sono conservati quindici affreschi della fine del XVI secolo, che raffigurano episodi legati a miracoli e vicende cittadine, tutti accompagnati dall’immagine della Madonna.

All’interno, la prima cappella a destra custodisce il Mausoleo di Baldassarre Castiglioni, opera di Giulio Romano. L’ambiente è reso unico dalla particolare impalcata lignea che riveste le pareti centrali della navata: in una sequenza di nicchie si trovano 53 statue polimateriche ispirate a figure storiche, religiose e popolari. Molte di esse, in cartapesta, furono spogliate dei loro ornamenti durante le spoliazioni napoleoniche. A completare questo scenario singolare vi è un coccodrillo mummificato, sospeso all’inizio della navata.

Le origini

Già intorno all’anno Mille gli abitanti di un borgo di pescatori eressero in quel luogo un piccolo capitello con un’immagine della Vergine col Bambino, alla quale chiedevano protezione per la loro sussistenza. La devozione popolare, alimentata dalla fama di miracoli, attirò presto pellegrini e rese necessaria la costruzione di un oratorio, affidato ai frati francescani.

Fu proprio qui che Francesco I Gonzaga, Duca di Mantova, decise nel 1399 di erigere un santuario come voto per la liberazione dalla peste. L’incarico fu affidato a Bartolino da Novara, già architetto del Castello di San Giorgio a Mantova, con un investimento di 30.000 scudi d’oro. Il tempio venne solennemente consacrato il 15 agosto 1406, giorno dell’Assunta, alla presenza delle più alte autorità civili e religiose.

Ampliamenti e vicissitudini

Nei secoli successivi il santuario fu arricchito con un ampio porticato, una piazza a fungere da sagrato, dieci cappelle laterali, un grande altare, una nuova sagrestia e un convento dotato di quattro chiostri e numerose celle. L’intero complesso si affaccia ancora oggi su un suggestivo panorama fluviale.

Il XVIII secolo segnò un periodo difficile: l’imperatore Giuseppe II soppresse il convento e le truppe francesi saccheggiarono il santuario, privandolo di molti tesori votivi. Anche la battaglia di Curtatone e Montanara del 1848 portò danni e interruzioni al culto.

Il santuario tornò a rivivere nel 1855, grazie al vescovo Giovanni Corti, e nel 1882 il vescovo Giuseppe Sarto, futuro papa Pio X, lo riaffidò ai francescani. Nel 1907, da pontefice, lo elevò al rango di basilica minore. Dal 1905 al 1935 fu gestito dai passionisti, quindi affidato al clero diocesano, con importanti restauri e la ricollocazione dell’immagine della Madonna col Bambino sull’altare maggiore.

Età contemporanea

Nel 1991 il santuario fu visitato da papa Giovanni Paolo II durante la sua visita apostolica a Mantova. Dal 1973, inoltre, ospita il Concorso Internazionale dei Madonnari, che ogni anno, nella notte tra il 14 e il 15 agosto, anima la piazza con opere effimere realizzate con gessetti colorati.

Oggi la basilica continua a essere meta di pellegrinaggi e luogo di devozione, frequentato in particolare nel mese di maggio e in occasione della festa dell’Assunta, ma vivo durante tutto l’anno come centro religioso e culturale.


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